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Nuova via sul K7 per Larcher, Leoni, Cagol e Orlandi

Il 10 agosto la spedizione trentina Karakorum 2009 composta da Rolando Larcher, Fabio Leoni, Michele Cagol ed Elio Orlandi ha concluso The Children of Hushe (1100m, 7b A2) un nuovo itinerario sul Pilastro ovest del K7 (Charakusa Valley, Pakistan). Il 14/08 Rolando Larcher, Fabio Leoni hanno effettuato inoltre una veloce ripetizione del Nayser Brakk (5200m).

Rieccoli i 4 alpinisti over 40, alias
i ’40 Ruggenti’. Questa volta arrivano dal Karakorum pakistano e più
precisamente dal K7. Una montagna bellissima della sperduta Charakusa
Valley da dove sono tornati con una nuova via sul pilastro ovest di
quel K7 diventato in questi anni una costante per le cronache
dell’alpinismo di “ricerca”. Tanto che, non a caso, ha già visto le
gesta di alpinisti top come Steve House e Nico Favresse. The Children
of Hushe
, il nuovo itinerario dedicato a Riccardo Cassin, misura 1500m
(1100 metri roccia + 470 metri neve ghiaccio) e i quattro hanno
impiegato 8 giorni, superando difficoltà fino al 7b A2, per
raggiungere la sommità di quel missile di pietra che sbuca a 5700m e
che li ha impegnati non poco. Loro, per chi non seguisse le cronache
alpinistiche, sono sempre gli stessi. Rolando Larcher, poliziotto e
climber che ha legato il suo nome ad alcune delle più belle vie
dell’arrampicata sportiva applicata alle grandi pareti. Fabio Leoni,
climber ma non solo, tra i pù conosciuti e attivi nell’eldorado
dell’arrampica ovvero la valle del Sarca. Michele Cagol che
dell’arrampicata in Dolomiti ha fatto una fede. E a chiudere, ma
naturalmente non per ultimo, Elio Orlandi l’alpinista e artista che,
della Patagonia ma anche delle “sue” Dolomiti del Brenta, è da sempre
cantore e protoganista. Tutti superano i 40 anni anagrafici con la
punta di Orlandi (noblesse obblige) che ha svoltato la curva anche dei
successivi “anta”. Tutti sono trentini. Ma soprattutto tutti e quattro
sono convinti che il bello di queste spedizioni sta nel gruppo e
nell’avventura vissuta assieme. E a chi sembra un po’ retorica
quest’affermazione, loro rispondono con i fatti. Quelli che li hanno
visti insieme per la prima volta nel 2007 ritornare dalla Patagonia con
‘Osa ma non troppo’, nuova via al Cerro Cota 2000 (700m 7b A2+), per
poi replicare nel 2008, sempre in Patagonia, con ‘El Gordo, El Flaco y
L’Abuelito’ sulla Torre Centrale del Paine (1200m 7a+ A3+) e ora con
quest’ultima ‘The Children of Hushe’. Tre (grandi) vie nello spazio di
tre anni sono un gran bel risultato. Insomma, è difficile pensare che
dietro ci sia solo il caso. Chissà magari conta veramente il loro stile
di “gruppo”. Per esempio in quest’occasione avevano fatto un patto: se
qualcuno avesse sofferto la quota sarebbero tornati giù tutti. Cosa
regolarmente successa per ben due volte con il patto, ogni volta, rispettato.
D’altra parte quello di sperimentare cosa significhi il faticosissimo lavoro di aprire una big
wall in quota, unito alla curiosità di scoprire le grandi pareti
pakistane, era uno dei temi della spedizione. Come poi, cammin facendo,
un aspetto importantissimo è stato quello del contatto con la gente
del posto e soprattutto con i bambini (appunto i bambini del villaggio
di Hushe). Tanto che Larcher, Leoni, Cagol e Orlandi si stanno già
attivando per iniziative di collaborazione con la popolazione di quel
villaggio. Come dire che l’amicizia e il bisogno di condivisione
solidale si è esteso dal gruppo di alpinisti a ciò che sta attorno. E
anche questo, sarà retorico, ma è un fatto. Un gran bel fatto di un
alpinismo che almeno cerca di uscire dal suo “egoismo” di conquista.

PER I BAMBINI DI HUSHE. Chi volesse saperne di più e partecipare alle iniziative per i bambini del villaggio di Hushe può scrivere a: [email protected] In pratica la prima iniziativa è quella di aiutare il villaggio a far fronte alle spese sostenute per la costruzione della nuovo collegio di Skardu, che permette ai ragazzi di frequentare la scuola anche dopo la settima classe.

THE CHILDREN OF HUSHE di Rolando Larcher

Dopo quasi un mese siamo rientrati nella civiltà ed ad una postazione
internet. La spedizione ha avuto esito positivo, senza particolari
incidenti ed imprevisti. Siamo riusciti ad aprire un nuovo itinerario
sul pilastro ovest del K7, della lunghezza di 1500m, raggiungendo la
quota di 5700m circa. Per salirlo siamo rimasti in parete per 8 giorni
consecutivi, da aggiungere ad altri 4 precedenti di preparazione. Le
difficoltà superate sono state notevoli, ma l’incognita maggiore è
stata il fattore "quota"; uno dei principali elementi di curiosità che
ci ha spinti ad affrontare questa nuova avventura. Il campo base era
posizionato a 4200m ed il proseguire con i carichi, acclimatandosi
lentamente, è stata cosa impegnativa.

Il mal di montagna è cosa subdola che si manifesta improvvisamente,
cosa che crea profonda insicurezza, molto più dell’imprevedibilità
meteorologica della Patagonia. Il 31 luglio siamo partiti decisi per
rimanere in parete ad oltranza e, dopo una giornata impegnativa di
ascensione, abbiamo allestito un bivacco a 5000m. Dopo una cena frugale
ci siamo coricati. Qualche ora dopo ho avuto problemi di respirazione,
affanno respiratorio come se avessi l’asma. Il risultato: una notte in
bianco passata seduto. Il mattino successivo rapida discesa al campo
base, dove mi sono ripreso rapidamente.

Un giorno di recupero e pronti per ripartire, ma la notte successiva è
stato male Michele Cagol; stessi sintomi aggiunti ad un gonfiore degli
arti. Altro giorno di attesa e poi visti i miglioramenti siamo
ripartiti con mille incertezze. Ma siamo saliti ancora e montato il
campo con le tende da parete a 5200m. A questo punto il malore ha
colpito un terzo componente della spedizione, Elio Orlandi, che però
fortunatamente, grazie anche alla chimica (un farmaco chiamato Diamox
che aiuta l’acclimatamento), si è ripreso senza dover perdere quota,
altrimenti avremo rischiato di finire il tempo a nostra disposizione.

Nonostante tutto, tenendo duro, il 10 agosto abbiamo raggiunto la fine
della parete e coronato il nostro sogno, portando per la terza volta
consecutiva il mio, anzi il nostro portafortuna in vetta, il
gagliardetto della Polizia di Stato.

Una volta scesi, ed oramai acclimatati, io e Fabio Leoni, abbiamo
approfittato dell’ultima giornata utile per ripetere in velocità la
spettacolare cima del Nayser Brakk 5200m , un’incredibile copia
naturale della piramide egizia di Cheope, alta però 1000m. Il giorno
era il 14 agosto, giorno della festa d’indipendenza del Pakistan, dalla
cima abbiamo ascoltato l’eco che giungeva dal sottostante campo base,
dove gli ufficiali di collegamento ed i cuochi delle spedizioni
presenti hanno organizzato una festa, con il canto di tutti gli inni di
tutte le nazionalità presenti, Pakistan, Italia, Svizzera, Germania,
Australia e Nuova Zelanda.

In conclusione è stata una grande avventura, non solo dal punto di
vista alpinistico ma soprattutto dal lato umano. Il feeling,
l’affiatamento e l’unione del nostro team era cosa quasi scontata,
tanto è collaudata dalle precedenti esperienze.

La sorpresa è giunta dalla popolazione locale, tutto l’opposto di come
viene descritta dai mass-media occidentali, gente gentile, disponibile
e gioiosa, nonostante l’estrema povertà. La via nuova che abbiamo
aperto, l’abbiamo chiamata: "The Children of Hushe"; Hushe è l’ultimo
villaggio raggiunto dopo 7 ore di fuoristrada, di cui 3 di sterrato, a
3050 metri di quota, dove siamo partiti a piedi per i tre giorni di
trekking per raggiungere il campo base.

Qui abbiamo vissuto l’esperienza più bella e commovente dell’intera
spedizione, molto più intensa del forte momento del raggiungimento
della cima. Da casa ci eravamo portati 250 block notes ed un migliaio
di penne e colori da donare ai bambini. Hushe è un villaggio che
conterà forse 50 case di fango, ma quando si è sparsa la voce della
distribuzione, siamo stati sopraffatti da oltre 500 bambini. Abbiamo
tentato di tamponare la sottostimata quantità di materiale, svuotando
il modesto emporio del villaggio, distribuendo il più equamente
possibile.

Siamo stati talmente colpiti da questo momento di umanità, che è stata
cosa naturale dedicare la nostra via a questi meravigliosi bambini
delle più alte montagne del mondo. La cosa inoltre non finirà qui,
perchè abbiamo preso contatti con il preside della locale scuola, per
sostenere le loro limitate possibilità.

Rolando Larcher

SPEDIZIONE TRENTINA “KARAKORUM 2009”

patrocinata dalla Società Alpinisti Tridentini e dal Club Alpino Accademico Italiano

Rolando Larcher,
43 anni, vive a Trento, agente di P.S. presso la Questura di Trento,
Accademico del CAI, 28 anni dedicati all’alpinismo e all’arrampicata ad
altissimo livello in tutto il mondo.


Fabio Leoni,
44 anni, vive a Pergine, commerciante d’articoli sportivi da montagna,
Accademico del CAI, alpinista Globetrotter, con più di 20 spedizioni
nel mondo.


Michele Cagol, 45 anni, vive a Trento, commerciante d’articoli sportivi da montagna, Accademico del CAI, forte dolomitista.

Elio Orlandi, 51 anni, vive a San Lorenzo di Banale, guida alpina, un maestro d’alpinismo patagonico.
Sponsor Tecnici: La Sportiva, Montura, Petzl e Salewa.

THE CHILDREN OF HUSHE
Pilastro Ovest K7
Characusa Valley (Karakorum pakistan)
In memoria di Riccardo Cassin
sviluppo 1100 metri roccia + 470 metri neve ghiaccio
difficolta’ complessiva 7b/A2
>> scarica lo schizzo della via in pdf

Per contribuire agli aiuti al villaggio di Hushe scrivere a: [email protected]

Click Here: Fjallraven Kanken

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