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Marco Da Pozzo ci ha lasciati

Questa mattina Marco Da Pozzo ha perso la vita per una caduta mentre stava eseguendo dei lavori di manutenzione sul tetto del campanile di Cortina d’Ampezzo. Fortissimo arrampicatore e alpinista, Marco Da Pozzo era uno dei più conosciuti e stimati tra gli Scoiattoli e le Guide alpine di Cortina d’Ampezzo.

Un attimo di sospensione. Poi, quel “lo sai già?”, seguito da un nome… Marco… Marco Da Pozzo… E poi ancora i primi dolorosi particolari. Quei lavori sul campanile di Cortina. Forse un cavo del parafulmine che si rompe. Marco che vola trattenuto dalla corda ma che sbatte contro la parete. I primi soccorsi dei compagni. L’elicottero. Il recupero. E Marco che non ce l’ha fatta, che non c’è più. Fuori intanto splende la primavera. E tutto sembra così assurdo. Così ingiusto. Anche per Cortina e gli Scoiattoli che devono piangere un altro dei loro figli.
Marco Da Pozzo avrebbe compiuto 44 anni a luglio. Era uno dei più conosciuti Scoiattoli di Cortina d’Ampezzo. Dal 1991 era diventato Guida alpina, una professione che esercitava con passione e che viveva come una vera vocazione. Era considerato, a ragione, uno dei più forti arrampicatori e alpinisti ampezzani, nonché un grande esperto di lavori su fune. Anche per questo la sua morte lascia senza parole. Lui era davvero un maestro nelle manovre di corda e uno dei più richiesti e competenti per i lavori sospesi e in quota.
La passione per l’arrampicata e l’alpinismo Marco le aveva nel sangue. Bastava guardarlo arrampicare per capirlo: Marco era davvero un fuoriclasse innamorato delle sue montagne e dell’arrampicata. Tanto che molte volte mi è capitato di sentir dire dai suoi compagni di cordata che era lui il più dotato, il più bravo tra gli Scoiattoli. L’ha dimostrato aprendo e salendo moltissime vie, non solo sulle sue Dolomiti d’Ampezzo. E l’ha dimostrato formando con il fratello Massimo una delle più forti cordate di Cortina e delle Dolomiti.
Ecco, è difficile pensare a Marco senza parlare della sua famiglia. Senza ricordare il papà Luciano, anche lui fortissimo arrampicatore, anche lui Scoiattolo. E senza ricordare i fratelli, Massimo e Paolo. Papà Luciano ha insegnato loro ad arrampicare, ad amare la montagna e ad essere uomini. E gli ha insegnato a vivere la loro passione con gli altri. Anche questa è una chiave per comprendere quanto Marco fosse profondamente legato al Gruppo Scoiattoli, a tutti gli Scoiattoli.
Di Marco mi ha sempre colpito la semplicità e allo stesso tempo quell’eleganza che sembrava innata. Tanto che a volte, scherzando, lo chiamavo anch’io il “principe”. Perché era davvero un signore Marco, nel più autentico senso della parola. Sempre pronto a superare le difficoltà, sempre disponibile. Marco era uno che ti aiutava a sorridere. Insieme agli Scoiattoli lo ricorderemo sempre con quel sorriso.

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